beni culturali (1)

Quando si parla di patrimonio culturale sicuramente non possiamo non fare riferimento al Belpaese, con i suoi 58 beni materiali e 15 immateriali patrocinati UNESCO, nel quadro della valutazione del patrimonio dell'umanità.
Tuttavia è impossibile non dare il minimo conto all'excursus economico che regola queste opere e beni, sia da parte di chi mette a disposizione il bene, sia da parte di chi ne fruisce, talvolta contribuendo al suo mantenimento generale.


La figura di riferimento in questo caso è proprio quella della "messa a disposizione", poichè molto spesso l'apertura ad un pubblico decresce in modo sostanziale le spese di mantenimento del proprietario, costretto a sostenere gravi spese a seconda di vari parametri, tra i quali l'importanza culturale stessa del bene. Questo ovviamente viaggia su due binari paralleli: il settore privato e quello pubblico. Quest'ultimo, come ad esempio nel caso UNESCO, vive di donazioni da parte di privati, di turismo o di relazioni istituzionali (soprattutto quando si tratta di un bene di interesse mondiale). Viene da sè che il settore privato e quello pubblico in molti casi debbano cooperare verso degli obbiettivi, a maggior ragione laddove anche la figura del proprietario e del visitatore sono in realtà la stessa entità.


Ma ci si chiederà inoltre dove va a finire l'effetto della fruizione culturale. Citando dei dati del MiBACT, i musei statali e le attività culturali del settore pubblico fatturano solo l'1,6% del PIL, il che è sicuramente indice di una profonda negligenza al livello della messa a disposizione, che ignora anche quel che potrebbe scaturire positivamente da una corretta regolamentazione del bene.
Non solo il settore culturale si scontra con tutta una serie di microeconomie sommerse, ma quel che viene regolamentato subisce anche il calo delle visite dovuto ad una cattiva organizzazione, e al mancato sfruttamento delle infinite possibilità della grandezza del nostro patrimonio, sia in termini qualitativi che quantitativi. Ci troviamo così di fronte alla stagnazione se non ad una prospettiva in minuendo, se non vengono applicate forti politiche di valorizzazione, in cui il controllo artistico e fiscale, valoriale ed archivistico sono a servizio della fruizione e dell'aumento del PIL. Importantissimo dovrebbe essere anche l'inserimento nei siti UNESCO e nel piano regolatore
di beni caduti in disuso, che necessitano al più presto interventi di natura conservativa e integrativa, così da poter contare, grazie all'unità di intenti e di risorse, su un futuro economico teso alla crescita e all'abbattimento della corruzione, dello sfruttamento indiscriminato, e dell'imperante ambiguità che non consente un'organizzazione esaustiva, inficiata dalla mancanza di coesione dei vari enti.


Attraverso il '900 i valori artistici, e i vari personaggi che lavorano nel mondo dell'arte subiscono un profondo cambiamento che continua ancora ai giorni nostri, proprio a causa del confronto vigente con l'economia. La tendenza resta quella di uniformare la resa artistica a quella economica proiettandoli verso l'unità, similmente all'esperienza di Giorgio Strehler al Piccolo di Milano. Egli tentò di dare nuova linfa alle varie parti coinvolte nell'universo del Teatro che risentiva, proprio a causa del numero delle parti e di altri aspetti, proprio della mancanza di coesione e di prassi economiche obsolete, le quali pregiudicavano l'arte del teatro stesso.


Oggi sarebbe auspicabile un atteggiamento maggioritario di controllo capillare sulle varie donazioni da parti pubbliche e private al fine di tutelare il bene ed evitare la svendita delle poche risorse per attività criminose, causa principale dell'insufficienza economica e della poca limpidezza di dati. Investire nell'arte è diventato rischioso in assenza degli antichi mecenati di un tempo, ma quanto in tutto ciò sono importanti la pubblicità e la comunicazione? Estremamente, se si guarda alla possibilità di un futuro migliore per tutti, che possa partire anche da cooperative autonome in grado di far giungere una testimonianza di possibilità (sia a esperti di ricezione culturale che ad investitori); un futuro contro coloro che pensano di lucrare sul passato e che producono poi l'effetto opposto, escludendo un benessere duraturo.

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immagine: la Valle dei Templi di Agrigento (www.parcovalledeitempli.it)

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